sabato 30 giugno 2012

Estate bonelliana [Pt. 2]: incubi al sole

Dylan Dog entra nell'estate 2012 con brio: in particolare, il numero 310 della serie regolare stupisce per la sua accuratezza e per l'originalità della trama. Circa tre mesi fa, recensii positivamente L'assassino della porta accanto, una storia che aveva riportato Dylan ad una dimensione di introspezione tinta di giallo lodevole; ecco, con Io, il mostro, Ruju e Freghieri portano avanti un thriller psicologico puro e crudo, che offre anche un approfondimento e una riflessione sul bipolarismo, malattia che oggi pare sia possibile controllare, ma...non si sa mai! Una figura femminile unica e di cui sarà facile innamorarsi è, fondamentalmente, la vera protagonista della storia (la copertina, lo lascia presagire), che si snoda in 98 pagine di sangue e incubi, fino a culminare in un finale a dir poco contorto. Credo di avere letto il miglior Dylan Dog degli ultimi due anni.


Montanari&Grassani sono un duetto che ha deliziato il lettore dylandoghiano a partire da Le notti della luna piena (n. 3, 1986) e che ha avuto fino al 2011 il controllo totale della serie Maxi; poi, dal febbraio 2011, la serie è stata suddivisa in un numero "invernale" (disegnato da un unico autore bonelliano) e in uno "estivo" (che è il classico mattone di 292 pagine disegnato da M&G e contenente tre storie). Il volume si apre con Chiamata dall'Inferno di Paola Barbato, che si conferma essere (forse) la punta di diamante degli scrittori dylaniati, con una storia che rubacchia trame e sottotrame dagli orrendi film horror di inizio Nuovo Millennio (mi riferisco ai remake americani degli horror "tecnologici" giapponesi, ovvero The Ring, The Call, Final destination, ecc.) e ne migliora le potenzialità, talvolta prendendoli in giro (come si vede bene nelle prime due tavole). L'idea della Morte che vuole riammodernarsi e teme che la sua bella falce stia passando di moda è degna del miglior Mel Brooks. Ben più tragica è invece La verità sommersa di Marzano, che inizia con la solita gita lacustre in Galles di Dylan e Groucho e si snoda attraverso complotti, conflitti di interessi, zombie alquanto bagnati e finale da lucciconi agli occhi; il tutto in un contesto grafico impeccabile. Il volume perde con la storia firmata da Gualdoni, Vite gemelle: Dylan si innamora di personalità multiple, mentre a Londra chiunque vive tre, sette, dodici volte in contemporanea e tutti si ritrovano a Golconda per il concerto dei Demoni. Questi enormi calderoni surrealisti privi di una buona trama potevano funzionare nei tardi anni '90, ma ora sono un pò venuti a noia.
Copertina di Stano da 110 e Lode.  

  

venerdì 22 giugno 2012

Estate bonelliana [Pt. 1]: di cowboys ed incubi dormienti

Traguardo numero 27 per l'ex-annuale "texone" (dal 2011 è semestrale), fulmine a ciel sereno in questi primi giorni di un'estate che si preannuncia bella calda. 
In molti conoscono i disegni di Fabio Civitelli, classe 1955, maestro toscano, mancato architetto, rimpianto di Magnus, pupillo di Origa, apprendista alla Dardo, autore di spicco alla Edifumetto, partner di Ferrandino, "bonelliano d.o.c." dal 1979 (anno in cui debuttò su Mister No) e più precisamente "texiano d.o.c." dal 1985 (quando uscì I due killers, su testi di Claudio Nizzi). Ha avuto l'onore di disegnare l'Uomo Ragno e I Fantastici Quattro su "SuperGulp!" con tanto di benedizione di Stan Lee, ma Tex lo ha comunque rapito e ad oggi- come dichiara nella bella intervista Un fotografo nel West curata da Gianmaria Contro -non sarebbe in grado di dedicarsi ad un altro personaggio. 
Nonostante abbia disegnato decine di storie sulla serie regolare del ranger, si è occupato anche di molti volumi "extra" (fra cui le illustrazioni contenute ne Il romanzo della mia vita, scritto sempre da Boselli e pubblicato lo scorso anno da Mondadori) e l'approdo al "texone" La cavalcata del morto (il massimo traguardo, secondo molti, che un disegnatore può raggiungere alla casa editrice milanese) per lui è semplicemente una tappa "naturale" della sua avventura da "fotografo nel west". Il suo tratto chiaro, preciso ed estremamente attento al dettaglio, viene ulteriormente esaltato dalle grandi dimensioni dell'albo, un autentico capolavoro western-horror (è il primo gigante ad ospitare El Morisco), narrato dal maestro Boselli con brio e profondo senso del macabro. Le pagine degli scontri notturni risultano ben più inquietanti e riuscite di qualsiasi numero di Dampyr, oltre a confermare ulteriormente che delle collane "giganti" bonelliane la più riuscita rimane ancora quella di Tex, una leggenda che, a sessantaquattro anni, continua a cavalcare il suo fido destriero. 


giovedì 14 giugno 2012

Primavera bonelliana [Pt. 6 e ultima]

Due mesi fa pubblicavo qui sul blog la mia entusiastica recensione del numero speciale di MM, che festeggiava degnamente 30 anni di vita editoriale. Non mi soffermo a descrivere le incredibili iniziative promosse da varie associazioni di specialisti dei comics (<www.lospaziobianco.it/> ne dà solo un gustoso assaggio) o anche da semplici appassionati del BVZM (chi avrà modo di andare a Riminicomix dal 12 al 28 luglio potrà approfondire, ma nell'attesa può consultare <www.cartoonclub.it/>), e mi limito a parlare di Progetto Cyborg, numero 321 e primo numero "post-trentennale", interamente curato dal buon Paolo Morales. 


Martin combatte il "complotto" che secondo molti autorevoli storici ha manovrato il mondo negli ultimi sessant'anni; al suo fianco la bella e spietata Stella Stevens (vd. MM # 307), nei panni dell'amica/nemica, senza Java o Diana a poterlo aiutare. Il personaggio cinico e paurosamente reale della cattivissima Linda (ex-hippy divenuta yuppie) è alquanto efficace, così come l'idea di rimandare l'attenzione del lettore alle numerose massonerie, sette e ai circoli elitari (i riferimenti agli Skull and Bones abbondano). Morales apre una finestra sui ciò che potrebbe stare dietro alla crisi in cui è sprofondata l'economia occidentale negli ultimi quattro anni, e lo fa senza retorica e senza buonismi: Martin e Stella alla cena dei potenti si ritrovano in una condizione psicologica in cui cadrebbe qualsiasi "comune mortale". La storia scorre via con eleganza e passione nelle sue 158 pagine, risultando un incrocio molto riuscito fra la moderna letteratura complottistica di Marrs, Estulin o Icke e la tensione di stampo larsoniano.

P.S.: e fra un mese, sempre su <www.quintastagione.blogspot.com/>, la recensione dello Speciale 2012, di cui anticipo la copertina sotto.